Valle del Gelato

L' attività metallurgica non deve far pensare che in valle non fossero praticate le tradizionali attività della montagna, ma agricoltura e pastorizia non sono mai state sufficienti a garantire con continuità l'economia delle popolazioni alpine.
Già all’inizio dell'Ottocento erano apparse in Zoldo le prime avvisaglie di emigrazione massiccia, e comunque anche nei secoli precedenti i valligiani avevano cercato lavoro lontano da casa. Numerosa fu la manodopera scesa all'arsenale di Venezia a esercitare le "arti meccaniche" o quella di “maestro d’ascia”, per le quali gli zoldani erano molto ricercati, e molti altri raggiunsero miniere e cantieri dell' Europa centro-orientale ai tempi dell' impero austro ungarico. Più significativi, e premonitori di un fortunato futuro, sono però i primi abbozzi di attività commerciale che iniziarono nella seconda metà dell’Ottocento in forma stagionale e itinerante.
Artigiani del gelato
Alla figura dello zoldano boscaiolo e fabbro dobbiamo allora associare quella del venditore ambulante, attività in cui non mancò di distinguersi, come era stato per esempio per la famiglia Colussi, originaria di Pianàz, emigrata a Venezia nel 1700 a far biscotti. Alla fine del secolo ebbe inizio anche l'emigrazione verso le Americhe, soprattutto del Centro e del Sud, come ricorda a Forno il ponte sul Maè, battezzato Rio Jordao in occasione del gemellaggio con quel piccolo villaggio dello stato di Santa Caterina, in Brasile, dove ancora oggi si parla dialetto zoldano.
Gli zoldani dapprima giravano per le città dell’Impero con le caudiere delle pere cotte o le ceste di biscotti e caramelli; poi iniziarono a vendere “sorbetti” con i caratteristici carrettini, e nel periodo fra le due guerre non c’era città d’Europa che non contasse una gelateria zoldana. Oggi il gelato artigianale zoldano è conosciuto in tutto il mondo, fino in Cina, Giappone e Sud Africa, tanto che Zoldo é definita “la valle del gelato”.