Un chiodo…per fissare la memoria Allestimento

L’antico palazzo del Capitaniato, edificio legato strettamente alle vicende del paese, finalmente ha trovato la sua giusta destinazione come sede del Museo del Ferro e del Chiodo.
Per secoli il ferro è stato protagonista della valle di Zoldo. Gli scavi nei pendii, il rumore dei magli e dei martelli e l’odore del fumo di carbone hanno segnato a lungo il paesaggio di queste montagne.

Ormai non sono molti i ricordi, le testimonianze materiali, i riferimenti diretti all’antico mestiere di lavorare il ferro e fabbricare i chiodi, ma forte è il desiderio dell’intera comunità di raccontare la propria storia attraverso la memoria del passato, quello unito intimamente alla terra e ai luoghi. 
Da queste considerazioni nasce la forte determinazione dell’Amministrazione Comunale alla realizzazione del Museo, avvalendosi del contributo fondamentale della Fondazione Giovanni Angelini e dell’apporto iniziale del genio eclettico di Giuseppe Sebasta . 
Il progetto si inserisce in un percorso più vasto di approfondimento e studio di vari aspetti della cultura locale, che ha portato anche al recupero della fucina di Pralongo, una delle ultime importanti testimonianze materiali dell’attività febbrile zoldana. 
Molto è stato investito nella ricerca sul campo, che ha potuto avvalersi del contributo di precedenti campagne di studio. Fondamentale, inoltre, l’apporto della comunità stessa, che ha donato materiale e ha messo a disposizione i propri ricordi, le proprie storie personali e quelle collettive che appartengono ormai al paese. 
Rimangono comunque ancora vasti ambiti da studiare. 
E il Museo, oltre a conservare il patrimonio oggettuale, dovrà fungere da stimolo per valorizzare ulteriormente il territorio e la sua storia. 
L’augurio è che il Museo offra uno spunto per guardare con occhi diversi a questa vallata, riconoscendo le tracce del susseguirsi di generazioni di uomini e donne , che con la loro determinazione e abilità hanno potuto vivere in questi posti difficili, ma anche bellissimi. 

Progetti e fotografie

Progetto Museale: Elisa Bellato, Iolanda Da Deppo
Progetto di Allestimento: Arch. Daniela Baldeschi
Progetto Grafico: Fabio Santin

Per le fotografie e i disegni si ringraziano: Fondazione G. Angelici, Renzo Lazzarin, Vito Vecellio, Fabio Santin, Franco Buosi